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Bergamo, ottobre 2004
In questo periodo la città di Ingolstadt (alta Baviera) sta dedicando a Simone Mayr un importante ciclo di manifestazioni, i Simon Mayr-Tage, durante i quali (dallo scorso 11 settembre fino al 24 di ottobre) sono previsti importanti allestimenti (comprese prime esecuzioni moderne) di opere teatrali e sacre del maestro di Donizetti, conferenze ed esecuzioni di musica liturgica durante il rito sacro.
Tra gli eventi di maggior impegno spicca la prima esecuzione tedesca del Sisara, l’oratorio che nel 1793 segnò la prima importante affermazione del compositore bavarese, al quale si aprì allora la strada per imporsi sui più importanti palcoscenici italiani: sotto la direzione di Franz Hauk, con solisti e coro tedeschi e l’orchestra "I filarmonici di Verona", questo concerto ha inaugurato con grande successo le giornate mayriane. Tra breve saranno invece in scena (15, 16 e 23 ottobre) due "farse", ovvero due opere giocose in un atto che avevano debuttato insieme al Teatro San Moisé di Venezia il 24 settembre 1797: si tratta dell’Intrigo della lettera e del Segreto (quest’ultima in prima ripresa moderna) proposte all’interno di un insolito spazio, ovvero un salone del Museo dell’armata bavarese.
Recentemente ha avuto luogo invece un concerto di musica sacra, con le prime esecuzioni tedesche del Requiem in mi bemolle maggiore e del Magnificat in re maggiore: anche in questo caso la parte esecutiva ha visto collaborare artisti tedeschi e italiani, ovvero il soprano Gabriele Schmid, il contralto Renate Kaschmieder, il tenore Maximilian Kiener, il basso Michael Mantaj e il Simon Mayr-Chor abbinati al bergamasco Gruppo Fiati Musica Aperta, sotto la direzione di Pieralberto Cattaneo.
L’esecuzione, ospitata nella splendida cornice della chiesa Maria de Victoria, è stata definita "entusiasmante" dal critico del Donaukurier: in particolare, dopo aver notato la particolare strumentazione del Requiem, ricca di insoliti e affascinanti tocchi di colore, il recensore afferma che "l’esecuzione piena di sentimento [degli strumentisti bergamaschi], il loro dinamico chiaroscuro e la loro capacità nel sostenere le linee cantabili hanno saputo fondersi coll’eccellente Coro Simon Mayr e con i solisti in un’incisiva e scolpita interpretazione dell’opera". A proposito del Magnificat (la cui strumentazione ha previsto l’impiego di un gruppo supplementare di archi) si legge invece che "Pieralberto Cattaneo ha condotto gli esecutori a una festosa, raggiante, emozionante lettura che nel finale Sicut erat ha mostrato una volta di più l’affinità tra Mayr e Mozart; il concerto, così splendido ed entusiasmante, si è concluso con un caloroso applauso dei presenti che hanno richiesto a gran voce il bis del secondo brano".
Entusiasmante serata con una serena e conciliante Messa da Requiem
[Donaukurier - 4 ottobre 2004]Ingolstadt - Non bisogna dimenticare che Simone Mayr, oltre al suo significativo rango di operista, fu anche un prolifico creatore di musica sacra, con circa seicento opere che superano largamente per numero la consuetudine dei suoi tempi. Due composizioni furono eseguite nell'ambito dei Simon Mayr-Tage nella chiesa Maria de Victoria: un Requiem di 70 minuti e un breve Magnificat.
Chi pensava che la contrapposizione tra una Messa funebre e l'intonazione del canto di lode di Maria creasse un contrasto estremo di espressione e di atmosfera rimase fortemente sorpreso. Poiché il Requiem in mi bemolle maggiore di Mayr non è un'oscura, tetra e pesantemente opprimente musica funebre, ma un lavoro per larghi tratti lirico, connotato da un'atmosfera serena, quasi lieta. È pure da notarsi che Mayr affianca alla consueta presenza del coro e dei quattro solisti nove strumenti a fiato, e inoltre organo e contrabbasso come strumenti di continuo e i timpani per speciali accentuazioni.
Con questa inconsueta tavolozza sonora fa convergere l'attenzione ancor più apertamente del solito sulle sue artisticamente elaborate linee melodiche che sostanziano le parti vocali. Anche la sua precipua maniera, di affiancare alla voce solista sempre più o meno esplicitamente uno strumento, palesa in modo pregnante la strumentazione per soli fiati.
Pieralberto Cattaneo, cui è stata affidata la direzione generale della serata, e il suo Gruppo Fiati Musica Aperta non hanno costruito un'immagine musicale filologicamente autentica nel senso della prassi esecutiva con strumenti originali, ma hanno suonato con strumenti moderni, di modo che non tutte le finezze e gli aspetti della sonorità originaria sono state conservate.
Tuttavia l'esecuzione piena di sensibilità del Gruppo Fiati, il chiaroscuro dinamico, la capacità nell'espandere l'intreccio melodico hanno realizzato in unione all'eccellente Simon Mayr-Chor e ai solisti una scolpita e affascinante interpretazione del Requiem di Mayr.
Gabriele Schmid ha brillato come al solito sovrana e sicura nelle arie sopranili, Renate Kaschmieder (contralto) risultò ideale con la propria controllata espressività e il ruolo di basso di Michael Mantaj poté essere reso al meglio con la sua scattante e duttile agilità e insieme vigore. Nel ruolo di tenore di Maximilian Kiener si notarono occasionalmente alcune incertezze, che tuttavia furono sconfitte dalla sua grande determinazione. L'incisiva prestazione interpretativa ha potuto porre la squisita musica di Mayr nella miglior luce e mostrare quanto Simone Mayr abbia reso variegati, multiformi, non convenzionali, lontani da ogni stereotipo e insieme drammaturgicamente appropriati [lett. "limati"] i singoli episodi del Requiem.
Il repentino cambiamento, quando il lirico Introitus si collega direttamente nello slancio del contrappuntistico Kyrie, i rulli di timpani pieni d'effetto che annunciano il drammatico Dies iræ, l'effetto sicuro e la stretta connessione al testo dei brani solistici, la potente e impervia fuga dell'Amen, che molto sorprendentemente è interrotta due volte da un gioioso, chiaro, vivace intermezzo Pie Jesu, il voluttuoso duetto per soprano e contralto Benedictus, oppure il dialogo tra solisti e coro nell'Agnus Dei e nel magico Lux æterna sono solo alcuni esempi che mostrano la scaltrezza drammaturgica di Simone Mayr al culmine della propria arte. Anche non dissimulati tratti melodrammatici si possono cogliere nel Requiem: specialmente sembrano provenire direttamente dalla scena l'aria sopranile Ingemisco e il breve, spettacolare Sanctus.
Con il normale organico archi - fiati il Magnificat in re maggiore ritornò a canoni più consueti. Pieralberto Cattaneo e gli interpreti ne offrirono una festosa, raggiante e avvincente lettura, che nel brano conclusivo (Sicut erat) fece emergere ancora una volta l'affinità tra Simone Mayr e Mozart. La serata, così splendida ed entusiasmante, si concluse con uno scrosciante applauso per richiedere il bis del secondo brano del Magnificat.
(Heinz Zettel)