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Bergamo, aprile 2000

È dedicato alla musica sacra bergamasca fra Sette e Ottocento il programma che il soprano Elena Bertocchi, il mezzosoprano Fernanda Colombi, il tenore Sergio Rocchi, il basso Giovanni Guerini, il Gruppo Fiati Musica Aperta e l'organista Luca Oberti eseguiranno sotto la direzione di Pieralberto Cattaneo nella Basilica di Pontida martedì santo 18 aprile 2000.

Si tratta di musiche originali di raro ascolto, alcune delle quali in prima ripresa moderna, dovute a Carlo Lenzi, Simone Mayr e Gaetano Donizetti: vi sono brani destinati all'uso processionale (dove naturalmente è assente l'organo, ovviamente non trasportabile) e brani destinati al servizio liturgico, per i quali tuttavia ignoriamo la ragione per cui il compositore si è servito non del consueto organico orchestrale, ma di un complesso di strumenti a fiato.

Al primo gruppo appartengono alcune pagine a più voci, come lo Stabat per processione di Lenzi e due brevi analoghi Stabat Mater di Mayr, volutamente semplici anche nell'impegno esecutivo. Maggiori ambizioni denunciano invece alcune composizioni per voce sola, come l'Alma Redemptoris Mater, la Salve Regina e l'Oro supplex, tutte di Mayr: nella scrittura dei fiati vi è un'evidente ricerca di equilibri più sottili e meno prevedibili, inoltre singoli strumenti sono isolati in dialogo concertante con la voce. Non mancano, peraltro, anche pagine a più voci, come l'Eja Mater e il Dixit Dominus mayriani (rispettivamente a 4 e 3 voci) e la Salve Regina a 3 voci di Donizetti.

Sotto un diverso profilo potranno poi risultare interessanti il Qui tollis e il Kyrie donizettiani, entrambi datati 1814 (l'autore non aveva ancora compiuto i diciassette anni) e probabilmente connessi in un progetto di Missa brevis che costituisce il primo importante impegno compositivo di Donizetti: nonostante le inevitabili ingenuità nel seguire le tracce del maestro e nel misurarsi - seppur su piccola scala - con la solennità dello stile liturgico, si fa strada una diversa sensibilità, meno portata alla calligrafia e, se vogliamo, più grezza, ma più diretta e immediata.

Il programma è completato da una trascrizione per fiati di brani dei Martyrs donizettiani, opera ove la pur inevitabile spettacolarizzazione non conduce a snaturare le tematiche sacre.